venerdì 8 agosto 2008

venerdì 25 luglio 2008

Il Rebis sul sentiero di Emmaus



Emmaus: Il sentiero dell'Arte

L'Arte è un sentiero di trasformazione della materia che si compie attraverso l'amore del proprio corpo e la percezione di questo amore. L' Amore per il proprio corpo nasce dalla consapevolezza che siamo in grado di tradurre le emozioni del cuore in amore, creatività, coscienza e conoscenza sensoriale attraverso il sesso (Karmamudra) e i talenti corporei, le abilità della mente e le qualità peculiari dell'anima (Jnanamudra)

Non diversamente dal Tantrista che giunge a venerare il corpo dell'amato in quanto arteficie dell'eros e dell'estasi, l'artista occidentale venera l'arte e attraverso l'arte trascende se stesso in un nuova identità spirituale. L'arte diventa alchemica quando si configura come una via dell'azione (karma-marga) attuata attraverso la percezione, e una via di conoscenza (jnana -marga) che si astiene dallo studio erudito dei filosofi o delle biografie degli aristi, per dispiegarsi invece come via di contemplazione simbolica delle immagini.

La devozione per l'arte

In mezzo, tra queste due vie, ci sta l'amore (Bhakti - marga) per il proprio corpo (amore, cura, protezione, devozione, rispetto e comprensione) in quanto strumento primario per praticare l'arte di trasformare se stessi e la propria vita attaverso lo sviluppo della percezione e della contemplazione. Come accade al tantrico che segue la via della devozione del cuore (bhakti yoga) e vede Dio in tutte le manifestazioni della natura, anche l'artista vede Dio dovunque per espandere l'amore del cuore, poichè l'amore ha bisogno di un appoggio e necessita di un oggetto (di devozione) per compiere un balzo verso la perfezione.

Dio esiste in tutte le cose e l'artista lo percepisce in tutte le frequenze dello spettro di luce. Il desiderio di percepire Dio nell'essenza delle cose o degli oggetti non è fine a se stesso, ma diventa un percorso a gradini per giungere a scoprire che tutte le cose già gli appartengono. In questo percorso l'anima, intesa come energia subconscia, inconscia e iperconscia in grado di dirigere lo sguardo negli oggetti che le sono più affini per salire di un gradino verso il cielo, svolge un ruolo decisivo. Il problema dell'occidente è che non abbiamo mai creduto ai poteri dell'anima (e delle donne) di fare la cosa giusta, di scegliere le condizioni migliori e di intuire ciò che è essenziale per la trasformazione spirituale dell'individuo e della società.

Siamo circondati e assediati da esperti di ogni tipo. Specializzati nel consigliare l'anima a districarsi nel mondo materiale, in realtà la sfruttano e la respingono nel fondo psichico dal quale faticosamente, e non senza sofferenza, emergono. Invece la sentiero dell'Arte alchemica conduce l'anima a comprendere la natura umana, la realtà, la verità e infine la bellezza di percepire l'universo come prodotto da una unica vibrazione di coscienza, assolutamente identica in tutti gli individui che evolvono nella percezione, nella devozione e nella contemplazione del divino (i tre apostoli di Cristo)

Il Quarto Cammino: verso Emmaus

Esiste infatti un quarto stato dell'essere (turiya/Cristo) nel quale si penetra solamente attraverso la dissoluzione delle illusioni e dell'identificazione con il corpo, la mente e la propria coscienza (le tre croci). In questo stato il problema della personalità non si pone, nè quello del successo, nè quello del tempo. La libertà è assoluta, il silenzio è totale, ma non vi è neanche il silenzio. Comincia la vita artistica infradivina, la stessa che contraddistingue il Cristo di Emmaus dipinto da Caravaggio, emblema di una ultima e definitiva identità spirituale priva di identità.

Pochi lo riconoscono sulla strada di Emmaus. Solo tre discepoli, metafora dei tre stati di identità spirituale che precedono la realizzazione del Cristo, lo fermano sulla strada e condividono con lui il pane quotidiano della conoscenza del Sè (esistenza/realtà, coscienza/verità e beatitudine/bellezza). Il Tantra afferma: "Se conosci il Sè, diventerai il Sè".

Scrive Asssagioli:
"Siamo dominati da tutto ciò con cui ci identifichiamo. Possiamo dominare e controllare tutto quello da cui si dis-identifichiamo".

La percezione di ciò che siamo e della metà che non siamo e la contemplazione di ciò che appare all'anima come perfetto, è sufficente per diventare buoni artisti. L'arte ha trasformato Caravaggio nel momento stesso in cui l'artista si fidava del suo istinto creativo, dell'emozione del cuore. Ci riusciremo anche noi?

Davide, l'androgino rebis


Golia, l'archetipo dell'intelletto egopatico

Jung riteneva che l'attivazione di un archetipo producesse risultati patologici solo se l'individuo si rifiutava di cooperare con esso, elaborandolo ed amplificandolo, cioè se si rifiutava di stabilire una relazione consapevole con le immagini e i miti che esso evocava, cercando un significato valido per sé. Se invece egli collaborava con l'elaborazione dell'archetipo, questo poteva fornire una guida efficacie, benefica e significativa per la sua vita.

Jung considerava gli archetipi come una specie di "istinto mentale primitivo", il quale come tutti gli altri istinti o bisogni, se seguito può dare soddisfazione, se negato può generare nevrosi. La dimensione archetipale generalmente rimane contenuta nella sfera onirica. E' sempre presente latente in tutti i sogni, anche i più strani, ma diventa espressiva se amplificata da stati di tensione e di introversione psichica.

Nell'alchimia orientale lo stato di introversione dell'energia fisica, psichica e mentale stimolato dall'immobilità corporea assunta nelle posizioni dello yoga, provoca l'annullamento del dualismo ego/anima e il risveglio dell'istinto mentale primordiale, il serpente kundalini che giace "addormentato" alla base della colonna vertebrale. Mentre le pratiche dello yoga (alchimia dell'anima) possono stimolare la sàkti, l'energia luminosa della Kundalini risvegliata (Ermete), la pratica del Tantra (Arte Alchemica o Alchimia della coscienza), quotidianamente praticata dall'artista durante le fasi di introversione creativa dell'energia sessuale, si traduce in un effettivo "viaggio di conoscenza" della verità umana attraverso gli archetipi.

L'Odissea di Omero rappresenta il modello classico dell'Arte di evolvere in coscienza amplificando la comprensione degli archetipi per mezzo di immagini oniriche, mitologiche o visioni iperconscie. Odisseo è Nessuno, metafora di una precisa volontà di annullare l'azione per privilegiare la percezione, di zittire il pensiero in favore dell'intuizione e di azzerare ogni forma di speculazione verbale al fine di seguire il filo della contemplazione (Penelope) intesa come arte di "elaborazione consapevole degli archetipi".

Caravaggio segue istintivamente il "filo della conoscenza" attraverso un istintivo dispiegamento di archetipi che, come per per magia e inspiegabile sincronicità, si impongono alla sua attenzione, spesso suggeriti dai committenti stessi o trasmessi sottilmente dai "mistici" con i quali viene in contatto. L'artista non li cerca. Come avviene per i sogni, le immagini si impongono alla coscienza attraverso le dinamiche del Sè istintuale. Diversamente da Leonardo, che utilizza una tecnica razionale di visualizzazione, elaborazione e creazione delle immagini mitologiche, Caravaggio non fa che raccogliere lungo il cammino i segni della sua trasformazione interiore.

Osserva le proprie opere, le confronta con quelle degli altri artisti, contempla di essere cambiato negli anni, di aver raggiunto una diversa maturazione della percezione simbolica (l'ermafrodito), dell'intuizione translogica (l'androgino) e della conoscenza di sé (Davide) e della natura umana dominata dal 'potere territoriale' generato dalla "libido mentale" (Golia). Nel 1598 realizza una prima versione di Davide e Golia.


Davide, l'archetipo dell'intelletto dell'anima


Davide colpisce Golia nel centro della fronte e poi lo soffoca con un laccio, metafora di una precisa tecnica di annullamento dell'ego intellettuale. Le parole di Jung interpretano il gesto caravaggesco in chiave moderna : "Comprendiamo veramente ciò che pensiamo? In realtà, siamo capaci di comprendere solamente il pensiero riducibile a una equazione, da cui non esce altro che quello che ci abbiamo messo dentro. Così funziona l'intelletto." Caravaggio dipinge i simboli della morte dell'intelletto compreso tra due parentesi tonde, quadre o graffe che siano. La mano di Golia mostra il sigillo (mudra) dell'annichilimento della razionalità attuato attraverso l'introversione della pulsione psichica creativa (l'indice ritorto vero il pollice) e segna sul fondo del dipinto la cifra III e il numero 8, a indicare che l'istinto mentale primordiale (III) ha generato una forza tale da influenzare il senso essenziale dell'esistenza.

L'archetipo produce energia e la sua contemplazione risveglia l'istinto di pensare prima con la "nuca" e poi con i due emisferi superiori. Solo così l'artista può dare inizio all'Opera al Nero, a un processo consapevole di liberazione dall'ego e dalla libido mentale che lo sostiene. Jung prosegue:
"Ma al di là di questo, esiste un modo di pensare per immagini primordiali (la nuca, il cervelletto, sede dei samskara primordiali), per simboli che sono più antichi dell'uomo storico; che dai tempi più remoti sono stati radicati in lui, che vivendo in eterno, al di là delle generazioni, costituiscono le fondamenta della psiche umana. E' possibile vivere una vita piena solamente essendo in armonia con questi simboli; saggezza significa tornare ad essi. Non si tratta né di credere , né di conoscere, m a di fare in modo che il nostro pensiero sia in accordo con le immagini primordiali dell'inconscio." (L'uomo moderno alla ricerca dell'anima, 1936).

mercoledì 23 luglio 2008

1595 - 1598 : l'Androgino




La tecnica alchemica

L'evoluzione spirituale di un individuo è un concreto processo di "trasfigurazione" della materia biologica (istinti), psichica (pulsioni) e mentale (libido) che si compie generalmente attraverso una azione "rituale", prima "manuale", poi "artistica" e infine cognitiva. Agendo prima con le "mani" (mudra), poi con il "cuore" (yantra) e infine tramite la "lingua" (mantra), l'alchimista provoca il risveglio dello "Spirito Santo" , metafora di un concreto collegamento funzionale tra i due emisferi cerebrali quando l'attenzione (la mente silente) rimane "sospesa" sui movimenti della mano intenta a lavorare su un oggetto (ad esempio la modellazione di un vaso).

In questo caso il collegamento mano/occhio produce una connessione significativa tra i due emisferi cerebrali che elaborano sinesteticamente i valori della forma e dell'armonia, i valori funzionali e quelli estetici, ecc...
La connessione neurologica stimolata dalla mano/percezione (marte/venere) e indotta dall'attenzione (mercurio) attira lo Spirito Santo (l'ispirazione creativa) trasmesso da una realtà psichica (la mente di Zeus) in grado di comunicare in forme subconscie, inconscie e iperconscie con il mondo degli Dei (gli archetipi).


Il metodo e la prassi

Lo scopo dell'artista è di attirare, attivare e generare lo Spirito Santo utilizzando i talenti corporei (la manualità e la percezione), le abilità mentali (la parola e l'immagine) e le qualità sensoriali (creatività dell'anima e conoscenza sensoriale). Questo triplice processo di compenetrazione delle funzioni cerebrali è definito nel linguaggio alchemico dall'unione di "Marte e Venere" (l'ermafrodito), di "Mercurio e Venere" (l'androgino) e di "Venere con Vulcano" (il Rebis). L'unione è veramente possibile quando l'artigiano, l'artista e il ricercatore si "autosospendono" dal carattere personale, dall'individualità e dall'identità sociale e culturale e sviluppano le doti peculiari del "Livello mentale" (attenzione, concentrazione e focalizzazione) dove possono accadere i fenomeni dell'immaginazione creativa (l'arcangelo Gabriele), dell'ispirazione creativa e cognitiva (la colomba bianca) e dell'intuizione cognitiva e spirituale (le fiammelle della Pentecoste).


Il livello mentale

Come dice Lama Govinda, "il livello mentale non può essere raggiunto attraverso la creazione di convinzioni, ideali o scopi basati sul ragionamento, ma solo attraverso la penetrazione consapevole di quegli strati della nostra mente che non possono essere influenzati dall'argomentazione logica (i tuoni di Zeus) e dal pensiero discorsivo (i fulmini di Zeus). Tale penetrazione e trasformazione è possibile solo grazie alla forza irresistibile della visione profonda, le cui immagini primordiali o "archetipi" sono i principi formativi della nostra mente: come semi tali immagini affondano nel terreno del nostro subconscio, per far germogliare, crescere e sviluppare le loro potenzialità." (Fondamenti del misticismo tibetano)

Di simili immagini primordiali Jung dice:
"Esistono tanti archetipi quante sono le tipiche situazioni della vita. L'infinita ripetizione ha scolpito tali esperienze nella nostra struttura psichica, non come immagini riempite di contenuto, ma, inizialmente, solo come forme prive di contenuto, le quali rappresentano semplicemente delle possibilità di percezione e di azione. Quando si verifica una situazione che corrisponde ad un dato archetipo, quell'archetipo viene attivato...."(Jung, La struttura della psiche).

L'aurea Apprehensio (o corpo mentale)

Le vicende umane e creative degli artisti rinascimentali si intrecciano senza sosta
perché era sufficiente l'incontro con un maestro, un cardinale, un frate, un mistico o la semplice contemplazione dell'opera di un contemporaneo ad innescare (per sincronicità) l'attivazione di un archetipo "dormiente" negli strati profondi della psiche.

Il fenomeno era ben conosciuto e dibattuto in ambito mistico, poiché si discorreva tra gli eruditi delle congregazioni ecclesiastiche quale fosse il temperamento spirituale più adatto a ricevere l'impronta di Cristo.

Il suonatore di liuto

Caravaggio porta il ragionamento sul piano dell'esplorazione artistica dell'archetipo. Nel 1596 , due anni dopo aver realizzato il fanciullo/ermafrodito, l'artista dipinge il suonatore di liuto/androgino, emblema di uno stadio evoluto di sintesi creativa tra "parola e musica", "poesia e immagine", "filosofia e concerto di significati". La fonte di ispirazione sono sempre le emozioni del cuore (il vaso di fiori), ma anche la consapevolezza di essere finalmente in grado di evolvere negli strati profondi della mente in forme sempre più sottili, logiche e translogiche (le due pere in primo piano illuminate dalla luce).

L'androgino segna la seconda tappa evolutiva dell'identità alchemica, emblema della congiunzione cerebrale degli opposti, del maschio (emisfero sinistro) e della femmina (emisfero destro). In uno stato di completa concentrazione l'artista/musico inizia a interpretare lo "spartito del Sè", metafora di una disposizione creativa di simboli, metafore e allegorie che descrivono l'eterno gioco della coscienza universale (l'inconscio collettivo).

L'energia evolutiva dello Spirito Santo

Alla luce delle scoperte di Jung è possibile comprendere una delle verità del tantrismo: "Nel cervello umano non solo gli istinti primari (la parte anteriore del corpo)
sono preformati, così come le immagini primordiali che da sempre sono alla base del pensiero umano (Jung), ma esiste un Istinto evolutivo (l'energia kundalini attiva nella parte posteriore del corpo) preformata al concepimento in grado non solo di portare a compimento il programma biologico definito dalla struttura genetica del DNA, ma anche di illuminare il cervello (Spirito Santo/Kundalini Shakti) ogni qualvolta la libido dell'ego (la parte anteriore) cede il posto alla libido dell'anima (la parte posteriore) di conoscere la verità attraverso i talenti corporei, le abilità mentali e le qualità creative e cognitive dell'anima.

Ecco allora che la congiunzione alchemica dei due emisferi cortocircuita l'egoicità e innesca il fenomeno dell'immaginazione, dell'ispirazione e dell'intuizione creativa e cognitiva in grado di tradurre la disposizione ordinata degli archetipi in emblemi in grado di descrivere il processo di trasformazione della materia.

Un artista (anche un blogger) diventa androgino quando è in grado di comunicare il proprio percorso artistico/spirituale secondo regole che vengono recepite dall'osservatore e dal critico in forma subconscia, segno che l'opera (o il blog) "parla " all'anima e soddisfa (almeno parzialmente) il suo inesauribile desiderio di amore, verità e bellezza

martedì 22 luglio 2008

1592 - 1595: L'ermafrodito


La conoscenza sensoriale

Conoscenza non è certo erudizione. La conoscenza "corporea" procede infatti dall'esperienza/azione, e dalla percezione/contemplazione. L'atto di conoscere è figlio (il frutto) primario dell'emozione della madre (il seno di Maria) e della razionalità logica del padre, che però deve asternersi da ogni forma di interferenza (Giuseppe, il padre putativo). Giuseppe si astiene dall'interferire poiché l'intuizione (il Bambino Gesù) si deve nutrire del latte della Vergine (il lac Virginis), metafora di un processo mentale di sintesi delle sensazioni, delle emozioni e dei sentimenti percepiti dal corpo, per poter crescere e diventare Gesù, "figlio dell'uomo" (la conoscenza logica) e poi Cristo,"figlio di Dio" (la conoscenza simbolica).

Caravaggio giunge a questa sintesi nel 1595 realizzando la "Fuga in Egitto", a conclusione del primo Atto dell'Arte nigrescente (la nigredo della percezione critica) in cui si concentra a risolvere una delle operazioni alchemiche più difficili e cioè (1+2+3+4=10).
Il senso dell'operazione è da rintracciare all'interno della psicologia alchemica che afferma un principio rimasto sepolto sotto la cenere per molti secoli:
"A un mutamento delle modalità della percezione (1) corrisponde un mutamento della qualità dell'intuizione (2) che influisce sulle proprietà della conoscenza (3) che a sua volta determina un mutamento della coscienza di sé (4) a cui corrisponde infine un mutamento del senso di identità (5x2=10).

La prima scoperta di Caravaggio è che lo sviluppo delle facoltà cognitive perseguite attraverso la propriocezione emotiva dei sentimenti corporei (la Via Umida) conduce a uno sdoppiamento del senso di sé in due identità (5x2) capaci di interpretare la Realtà secondo due modalità tra loro complementari. Da una parte c'è il soggetto impegnato nell'azione di vedere (maschile), e quindi di separare chi conosce (il conoscitore) da tutto il resto (il conosciuto). Dall'altra evolve invece l'intuizione di chi si identifica con il vissuto e le proprie emozioni (il femminile) e realizza di essere "uno" con tutto ciò che vede, sente e conosce attraverso i sensi, così che la sua identità passa dall'isolamento all'integrazione per cui, alla fine, conoscere la Realtà significa scoprirsi identici ad essa.


L'ermafrodito

Nel 1593 Caravaggio giunge a risolvere l'operazione algebrica (suggerita da un frate francescano calabrese discepolo di Gioacchino da Fiore) e dipinge il "Fanciullo con canestro di frutta". Il fanciullo è l'emblema di una nuova identità che è maschile quando esercita l'attività di vedere, ma femminile quando esibisce senza pudore le sensazioni (le foglie),le emozioni (l'uva) e i sentimenti del cuore (le mele, le pesche, le susine, il melagrano). Il fanciullo rappresenta quindi un primo livello di integrazione delle facoltà della percezione "femminile" all'interno del metabolismo cognitivo "maschile" che si concretizza nell'identità dell'Ermafrodito, emblema spirituale di chi realizza la fusione delle qualità percettive di entrambi i sessi.

L'Ermafrodito individua uno stadio superiore di consapevolezza delle parole e delle immagini che strutturano la Realtà visibile ( i fatti) e invisibile (i sentimenti umani). Ma la Realtà non è una immagine, non è una mappa, è il "Territorio", è il campo d'indagine in cui si proietta il desiderio dell'anima di costruire un mondo dominato da significati sensibili al corpo.
In un dipinto è possibile inserire la Mappa di un territorio, ma non la Realtà, e a Caravaggio non rimane che collocare l'Ermafrodito all'interno di una struttura triangolare, a rimarcare con chiarezza di aver messo un "segno" forte nella Mappa, per comunicare il suo passaggio all'interno del Terristorio spirituale (la Realtà alchemica) che sia riconoscibile da tutti (i veri alchimisti).

La Realtà non può essere comunicata verbalmente. A tale proposito i taoisti ripetono: "Coloro che sanno non parlano; coloro che parlano non sanno". La Realtà è un Territorio costellato di simboli che possono essere colti durante il mutamento dell'identità ermafrodita e androgina. L'esperienza artistica (ermafrodita) e l'alchimia dell'arte (androgina) si colloca all'interno di questo orizzonte. A tutti gli altri esseri che si identificano nel proprio sesso, la strada è preclusa

domenica 20 luglio 2008

L'opera di Caravaggio


premessa

L'opera alchemica è una operazione artistica. Non si compie all'interno di laboratori chimici e neppure studiando il mistero delle cattedrali o i segreti di trasmutazione del piombo in oro. L'obiettivo dell'arte alchemica è di sviluppare la capacità di vedere la realtà, di espandere la qualità dell'intuizione di svelare le verità nascoste e di esplorare la potenzialità creativa e cognitiva della contemplazione di assimilare e rigenerare la bellezza.

Ogni fase dell'opera corrisponde a una esperienza creativa ben definita. L'arte nigrescente, rubescente e albescente circoscrivono i tre passaggi decisivi per diventare un alchimista dell'Arte. Alcuni artisti compiono solo una di queste opere, altri invece le attraversano tutte, fino in fondo. Caravaggio, ad esempio, tra il 1592 e i 1601 compie un tragitto iperbolico, diventando in poco tempo una mente straordinariamente creativa, mentre Raffaello e Durer solcano rapidamente tutte e tre le forme artistiche, esplorando in sintesi il tema della metamorfosi della coscienza.


L'Opera al nero di Caravaggio

La sfida più grande che un artista alchemico deve affrontare è quella di rimanere se stesso e nello stesso tempo negare se stesso. Caravaggio compie i tre atti di evoluzione della percezione, dell'intuizione e della contemplazione rimanendo fedele al proprio istinto creativo, naturalmente proiettato a tradurre in immagini le esperienze personali filtrate dalla consapevolezza delle proprie emozioni. La devozione verso la propria arte corrisponde alla devozione che il mistico nutre per il proprio Sè, la Persona divina capace di "accendere la fiamma del cuore".

L'amore per l'arte è amore del Se. Per questo suo modo istintivo di esplorare i temi della realtà, della verità e della bellezza, Caravaggio è il modello dell'artista che più di ogni altro dissipa l'energia fisica, psichica, mentale e creativa fino al totale annullamento dell'ego nella percezione della luce. Portando a compimento l'arte nigrescente, rubescente e albescente, Caravaggio completa la Piccola Opera ed entra nella Grande Opera di trasformazione della mente creativa in coscienza creativa.

Tra il 1601, anno in cui dipinge la Conversione di Saulo, e il 1610, anno della sua morte, l'artista elabora il percorso iniziatico (l'Opera al nero) che conduce alla dissoluzione dell'ego della mente attuata attraverso la cancellazione del punto di vista personale (Golia), la rinuncia al proprio sapere intellettuale (S. Francesco) e alla definitiva "morte" della libido spirituale (la decollazione di Giovanni Battista). Al termine di questo triplice annullamento della volontà indibviduale, Caravaggio depone se stesso dalla croce e illumina la pietra angolare del sepolcro alchemico, metafora di un successivo stadio di introversione che condurrà alla vera conoscenza.

L'Arte alchemica è di fatto un sentiero spirituale di trasformazione dell'energia creativa in coscienza e conoscenza del "cuore". Non è possibile una mediazione intellettuale poiché l'artista opera attraverso il se istintuale (nigredine), il se psichico (rubedine) e il se intuitivo (albedine), prima di rivelare dentro di sé la stupefacente capacità del "cuore" (il Sè cognitivo) di creare realtà, verità e bellezza.


La fede nel Se

Al termine dell'Arte alchemica avviene una "Trasfigurazione", ovvero il passaggio a un diverso stato di coscienza in cui l'atto di creare immagini diventa contemporaneamente un atto di conoscenza dei contenuti simbolici che segnano ogni stadio di trasformazione. Nulla viene fatto a caso. Tutto avviene, come nei sogni, secondo una logica evolutiva che trascende la volontà individuale. Avere fede nel proprio Se significa in definitiva ascoltare la propria percezione (a conclusione dell'arte nigresecente), credere nelle propria intuizione (al termine dell'arte rubescente) e aspettare con fiducia trascendente che il se intuitivo (Hermes)) si colleghi con la "fonte dell'ispirazione".

sabato 19 luglio 2008

La spiritualità di Caravaggio



Arte, Filosofia e Discriminazione

Nel Rinascimento Arte e Filosofia rappresentano due modi diversi, opposti ma convergenti, di una medesima ricerca spirituale che si intreccia in particolare su tre temi: la consapevolezza di ciò che è Reale, la comprensione della Verità e l'esperienza della Bellezza quale strumento di salvezza dell'anima e di redenzione dell'io. Mentre l'artista è ispirato dalla bellezza delle parole dei filosofi greci, latini e contemporanei, il filosofo, procedendo per intuizione, percepisce nelle immagini dell'arte il riflesso di una verità trascendente che si trasmette attraverso il "lumen", unità di misura della vibrazione, dell'intensità e della brillantezza della luce. Artista e filosofo si trovano così a salire la stessa "ruota" da due parti opposte, ma convergenti verso la sommità in cui domina l'Angelo della Discriminazione (la XXII lama dei tarocchi)



Il cristianesimo pagano

Verso la metà del Quattrocento la riflessione filosofica e artistica si concentra in particolare sulle divergenze esistenti tra il Cristianesimo ortodosso e quello cattolico, tra il Cristianesimo delle origini e l'influsso spirituale proveniente dai testi alessandrini del I° secolo d. C. che sintetizza elementi spirituali di matrice egiziana, caldea e persiana. Marsilio Ficino opera una sintesi suggestiva di tutte le fonti letterarie provenienti da Costantinopoli che si rivela proficua per introdurre nella cultura antichiericale del suo tempo una concezione "pagana" del Cristianesimo, completamente in antitesi con il dogmatismo cattolico.

Il Cristianesimo pagano potrebbe essere oggi definito come radicale espressione laica, pragmatica e realista della volontà finalizzata al raggiungimento della felicità sulla terra. Il paganesimo di Ficino si configura come una forma evoluta di sincretismo che mira a una redenzione priva di fede, e cioè priva di un sistema teologico o un sostrato religioso di riferimento. Inteso come pura espressione dell'intelletto dell'anima libera da vincoli fideistici, da sensi di colpa o dal timore di subire punizioni ultraterrene, il cristianesimo pagano non ha bisogno di eleggere un papa, di fondare chiese o di formulare una dottrina universale.



Il cristianesimo gnostico

Tale convinzione si rafforza verso il 1330 quando l'esperienza di Francesco d'Assisi dimostra diffusamente la possibilità di rivivere l'esperienza corporea della croce, della morte mistica e della ressurrezione della carne finalmente libera dalla libido, dimostrando che la vicenda descritta dal Vangelo è solamente una tappa di transizione verso una più completa e realistica esperienza di pace e felicità sulla terra. E' nel contesto della visione personale di Dio, percepito in stati di profonda meditazione, contemplazione e assorbimento di sé nella pratica quotidiana, che si fa strada la convinzione che il Cristianesimo sia a tutti gli effetti la "realizzazione" del "divino interiore" attuata attraverso l'applicazione personale di un "metodo", ovvero del "cammino di salvezza".

Che poi il "methodos", già praticato in forma liturgica nel cristanesimo ortodosso, diventi "technè", è un pericolo a cui non sfugge nessuna religione. Anche il paganesino di ispirazione cristiana che si diffonde in tutta Europa attraverso i Catari, gli Albigiesi e molte altre sette poi 'sterminate" dallla Santa Inquisizione, non può non degenerare nel ritualismo magico e nella superstizione quando ricerca forme di realizzazione collettive e sociali, ma il vero Cristianesimo, quello della Gnosi individuale, così come la liturgia autentica, sono molto lontani da tali esagerazioni.

Il Cristianesimo gnostico propone infatti un'idea di salvezza diversa da ogni tipo di religione. La salvezza non è una astrazione, ma un atto molto reale, mediante il quale l'uomo raggiunge la sua pienezza, l'Assoluto. La salvezza richiede la realizzazione di una "Grande Opera" in cui non si vuole perdere nulla di ciò che è propriamente umano (istinto, desiderio, volontà), né lasciare nulla senza integrare (materia nello spirito e spirito nella materia). L'azione salvifica diventa "culto dell'azione" istintiva, psichica, mentale e creativa, per cui decidere di agire, o di non agire diventa un atto di integrazione di tutto il nostro essere per farlo giungere alla meta.



Il Cristianesimo gnostico si configura quindi come un processo di materializzazione (di incarnazione) della "psiche, mente, coscienza, intelletto" (il Figlio) all'interno del cervello (il Padre), inteso come sostrato biologico in cui tutto ciò può avvenire. Fino a qui nulla di strano, se si pensa agli sforzi con cui un individuo giunge a padroneggiare con i pensieri la propria coscienza e a disporre del proprio intelletto. Ma la grandezza del cristianesimo sta proprio nella rivelazione della presenza di un altro elemento che è l'origine e la fine della Trinità. Infatti non può esserci salvezza attraverso gli atti del semplice intelletto o della semplice volontà, perché non si tratta solo di salvare la volontà o l'intelletto, né tantomeno l'anima, bensì l'uomo intero e tutto il cosmo.

Ai tempi di Caravaggio circolava un detto: "Solo un Dio può adorare un Dio", a significare che il "Figlio" doveva diventare della stessa sostanza del "Padre" attraverso la trasfigurazione del corpo dell'adorante. L'atto di trasfigurazione del corpo rappresenta, in sintesi, il "cammino della salvezza" del cristianesimo gnostico, impossibile da realizzare con l'intelletto razionalizzatore, speculativo, erudito o per mezzo della volontà sostenuta dalla "libido" di evolvere nella coscienza spirituale. La trasfigurazione del corpo non è un progetto consapevole, ma diventa un processo "automatico e inarrestabile" nel momento in cui la "volontà dell'ego" cede il passo alla "volontà dell'anima" (la Vergine dell'Annunciazione) di essere fecondata dallo Spirito Santo, ovvero dalla "Luce" (il "lumen" di Leonardo) proiettata dalle parole, dalle immagini e dai gesti che contengo i "semi" della "Trinità terrestre" (Realtà, Verità e Bellezza), riflesso di una "Trinità celeste" presente all'interno della molecole d'aria (1/5 di ossigeno, 4/5 di nitrogeno e "collante")

La comprensione del "mistero della Trinità" sarebbe sufficiente a far vacillare qualsiasi dogma papalino, poiché la sua rivelazione metterebbe fine ai principi dell'interpretazione cattolica della figura di Cristo. Non può esserci infatti nessuna salvezza in nome di Cristo se l'individuo non realizza concretamente la "trasfigurazione" della Materia all'interno del corpo. E' a questo punto del "methodos" che è indispensabile comprendere il ruolo salvifico della Vergine, simbolo dell'energia mentale in grado di sostenere le azioni del figlio (l'Io) nella sua evoluzione attraverso la consapevolezza, comprensione e conoscenza di sé, fino alla sua irrinunciabile dissoluzione nelle tre croci del Calvario (la sommità del cervello). Non ci può essere evoluzione nel "culto dell'Azione" se l'energia ristagna nel fondo psichico subconscio, se si diletta nella ricerca dei piaceri sensoriali e se permane in uno stato embrionale, posizionata al di sotto dell'ombelico.



Praticato in questa diversa ottica, il cristianesimo smette di essere gnosi e diventa viva intuizione filosofica che il mondo, attraverso la mediazione di Maria, è già stato vinto. Il cristianesimo di Agostino, di Meister Eckhart e infine dei monaci cirstercensi, cultori dell'alchimia araba, intuisce che Maria Mediatrice, Regina di Salvezza, è il fulcro di ogni azione, poiché raprresenta la "Potenza" in grado sostenere la trasformazione interiore. La trasfigurazione della Prima Materia (istinti, pulsioni, libido e volontà egocentrica) nel "Corpo di Cristo" avviene in Quattro Atti opponendo, una dopo l'altra, le Potenze femminili ai consueti e prevedibili "rituali" celebrati dall'azione maschile.

La spiritualità caravaggesca

Al termine dei Quattro Atti di "culto", l'azione fisica cede il posto alla percezione, l'azione psichica alla riflessione, l'azione mentale alla contemplazione e l'azione creativa alla meditazione. Gli effetti di questa sostanziale trasfigurazione "somatica" nel "corpo di Cristo" (chiamato "soma" da San Paolo) si riflettono in una diversa considerazione delle finalità esistenziali. Il fine dell'uomo non sta nel futuro, ma nel presente ed è penetrando nel presente ("Maria" perfora i i nodi del cuore e li scioglie uno ad uno) che si raggiunge il nucleo sempiterno dell'essere umano (il cuore di Cristo). Non si giunge alla perfezione per accumulo, ma per semplificazione; la vera scienza (sapienza) non si conquista conoscendo molte cose ma dimenticandole; la felicità non riposa nel possesso ma nell'essere posseduto (dall'energia spirituale), non nell'amare ma nell'essere amato (da Dio, sintesi di corpo, cuore e cervello).



Il cristianesimo di Caravaggio non è concentrato tanto nell'inquietitudine del cuore o nella ricerca di Dio quanto nell'incontro con lui che avviene per mezzo di una azione di "culto" creativa: l'Arte. Non si tratta di giungere fino a lui, ma di scoprirlo dentro di sé. L'ultimo fondamento della sua gnosi consiste nel riposo pieno e totale nell'Essere (il Cristo di Emmaus), attribuendo un ruolo secondario al coacervo delle volizioni e dei pensieri. Rimanere assorbito nel proprio atto creativo per lungo tempo conduce Caravaggio a percepire le verità del Cristianesimo autentico, quello che guarda in faccia la Realtà, che indaga sulle verità occultate dal potere, che assimila e rigenera bellezza, giorno dopo giorno, come nel respiro.

In secondo luogo la redenzione caravaggesca non si ferma qui, va ben oltre: una volta abbandonatosi all'Essere, abbandona lo stesso Essere e rinuncia a lui (il Karma), perché altrimenti non sarebbe possibile realizzare l'unione assoluta con la "Trinità celeste", fonte di ispirazione creativa e garanzia di liberta. In questo ultimo atto di separazione dal proprio carattere, dall'identità del nome, dall'individualità dei sentimenti e dalla personalità sociale si compie il trapasso a una nuova vita. La coscienza individuale si allontana dal corpo ed "esplode" nell'etere in quanto testimonianza della realizzazione. Una stella si accende nel firmamento. Caravaggio