domenica 20 luglio 2008

L'opera di Caravaggio


premessa

L'opera alchemica è una operazione artistica. Non si compie all'interno di laboratori chimici e neppure studiando il mistero delle cattedrali o i segreti di trasmutazione del piombo in oro. L'obiettivo dell'arte alchemica è di sviluppare la capacità di vedere la realtà, di espandere la qualità dell'intuizione di svelare le verità nascoste e di esplorare la potenzialità creativa e cognitiva della contemplazione di assimilare e rigenerare la bellezza.

Ogni fase dell'opera corrisponde a una esperienza creativa ben definita. L'arte nigrescente, rubescente e albescente circoscrivono i tre passaggi decisivi per diventare un alchimista dell'Arte. Alcuni artisti compiono solo una di queste opere, altri invece le attraversano tutte, fino in fondo. Caravaggio, ad esempio, tra il 1592 e i 1601 compie un tragitto iperbolico, diventando in poco tempo una mente straordinariamente creativa, mentre Raffaello e Durer solcano rapidamente tutte e tre le forme artistiche, esplorando in sintesi il tema della metamorfosi della coscienza.


L'Opera al nero di Caravaggio

La sfida più grande che un artista alchemico deve affrontare è quella di rimanere se stesso e nello stesso tempo negare se stesso. Caravaggio compie i tre atti di evoluzione della percezione, dell'intuizione e della contemplazione rimanendo fedele al proprio istinto creativo, naturalmente proiettato a tradurre in immagini le esperienze personali filtrate dalla consapevolezza delle proprie emozioni. La devozione verso la propria arte corrisponde alla devozione che il mistico nutre per il proprio Sè, la Persona divina capace di "accendere la fiamma del cuore".

L'amore per l'arte è amore del Se. Per questo suo modo istintivo di esplorare i temi della realtà, della verità e della bellezza, Caravaggio è il modello dell'artista che più di ogni altro dissipa l'energia fisica, psichica, mentale e creativa fino al totale annullamento dell'ego nella percezione della luce. Portando a compimento l'arte nigrescente, rubescente e albescente, Caravaggio completa la Piccola Opera ed entra nella Grande Opera di trasformazione della mente creativa in coscienza creativa.

Tra il 1601, anno in cui dipinge la Conversione di Saulo, e il 1610, anno della sua morte, l'artista elabora il percorso iniziatico (l'Opera al nero) che conduce alla dissoluzione dell'ego della mente attuata attraverso la cancellazione del punto di vista personale (Golia), la rinuncia al proprio sapere intellettuale (S. Francesco) e alla definitiva "morte" della libido spirituale (la decollazione di Giovanni Battista). Al termine di questo triplice annullamento della volontà indibviduale, Caravaggio depone se stesso dalla croce e illumina la pietra angolare del sepolcro alchemico, metafora di un successivo stadio di introversione che condurrà alla vera conoscenza.

L'Arte alchemica è di fatto un sentiero spirituale di trasformazione dell'energia creativa in coscienza e conoscenza del "cuore". Non è possibile una mediazione intellettuale poiché l'artista opera attraverso il se istintuale (nigredine), il se psichico (rubedine) e il se intuitivo (albedine), prima di rivelare dentro di sé la stupefacente capacità del "cuore" (il Sè cognitivo) di creare realtà, verità e bellezza.


La fede nel Se

Al termine dell'Arte alchemica avviene una "Trasfigurazione", ovvero il passaggio a un diverso stato di coscienza in cui l'atto di creare immagini diventa contemporaneamente un atto di conoscenza dei contenuti simbolici che segnano ogni stadio di trasformazione. Nulla viene fatto a caso. Tutto avviene, come nei sogni, secondo una logica evolutiva che trascende la volontà individuale. Avere fede nel proprio Se significa in definitiva ascoltare la propria percezione (a conclusione dell'arte nigresecente), credere nelle propria intuizione (al termine dell'arte rubescente) e aspettare con fiducia trascendente che il se intuitivo (Hermes)) si colleghi con la "fonte dell'ispirazione".

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